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Assisi

Assisi

Provincia di Perugia – Informazioni turistiche l.A.T., Palazzo S. Nicola, P.zza del Comune n°10 Tel. 075-8138680. Comune, P.zza del Comune n°1 Tel. 075-81381 – Consorzio Obbligatorio “Parco del Monte Subasio” Tel. 075/815233.

Notizie utili

Abitanti: 28.143 (Assisani); superficie Kmq: 186,80; altezza s.l.m.: 424 m; distanza da Perugia: Km19,04 ; Pref. Tel. 075; C.A.P. 06081; Str. Ferr. (FS Stazione di Assisi); Autostrada del Sole (Firenze-Roma) uscita al casello Valdichiana, quindi Superstrada per Perugia.

Frazioni: Armezzano, Capodacqua, Castelnuovo, Costa di Trex, Mora, Palazzo, Passaggio d’Assisi, Petrignano, Pieve San Nicolò, Porziano, Rivotorto, Rocca Sant’Angelo, San Gregorio, S.M. Degli Angeli, S.M. di Lignano, Sterpeto, Torchiagina, Tordandrea, Tordibetto, Viole.

Storia

Situata su di un colle dominato dal Monte Subasio, in splendida posizione sulla Valle Umbra, compresa tra i corsi del Chiascio, Topino e Tescio, Assisi trae le sue origini da un piccolo villaggio abitato dagli Umbri già nel Periodo Villanoviano, come testimoniato da numerosi reperti dell’epoca, rinvenuti nel suo territorio. Città di fondazione umbra quindi, sviluppatasi a ridosso dei territori controllati dagli Etruschi e da questi fortemente influenzata, Assisi orbitò sotto il potere etrusco fino al 295 a.C., anno in cui, con la battaglia di Sentino, i Romani imposero il loro dominio anche nell’Italia Centrale, sostituendosi agli Etruschi.

Il periodo romano fu per Assisi un periodo prospero in cui Asisium (così era chiamata dai Romani) innalzata a Municipium diventò un importante centro economico e sociale dell’Impero Romano e le cui vestigia stanno ancora a testimoniare quell’epoca. Evangelizzata da Rufino, martire nel III sec., che ne fu anche il primo vescovo, con il crollo dell’Impero di Roma, anche Assisi conobbe la buia età delle invasioni babariche e nel 545 fu saccheggiata dai Goti di Totila. Conquistata dai Bizantini, passò dopo poco tempo sotto il dominio longobardo divenendo nel Xl sec. libero Comune e concedendo l’affrancamento a tutti i servi della gleba che si fossero rifugiati tra le sue mura. Dopo un periodo di guerre, nel 1174 fu assediata e conquistata da Federico Barbarossa il quale diede l’investitura dell città al duca Corrado di Lutzen, detto anche Corrado di Urslingen. Nel 1177 il Barbarossa dimorò per qualche tempo ad Assisi. Pochi anni dopo, tra il settembre del 1181 ed il febbraio del 1182 (la data esatta non si conosce) nasceva ad Assisi, Francesco, figlio di Pietro di Bernardino e Madonna Pica, il futuro Santo che, con la sua opera, segnerà la storia del luogo e dell’umanità. Nel 1198 il popolo di Assisi, stanco dei soprusi del duca di Lutzen, si ribellò scacciandolo dalla città. Successivamente la città passò sotto il dominio della Chiesa, dei Perugini, di Giangaleazzo Visconti, dei Montefeltro, di Braccio Fortebraccio da Montone, passando infine sotto il controllo di Francesco Sforza. Profondamente segnata dalle lotte intestine che videro sempre in contrasto i Nepis (Porte de Sopra) ed i Fiumi (Porte de Sotto), Assisi venne quindi stabilmente assegnata alla Chiesa al tempo di Paolo III nel XVI secolo. Nel 1860, con plebiscito unanime, aderì al nascente Stato Italiano.

Personaggi illustri:

Assisi ha dato i natali a : San Francesco di Assisi (1182-1226); Santa Chiara (1193-1253)

Da vedere

Ai giorni nostri Assisi già da lontano al visitatore appare con una molteplicità di chiese, case e campanili, ancora cinta nella cerchia delle antiche mura medioevali, e su cui domina la Rocca Maggiore, antica fortezza che, con le sue torri e gli imponenti bastioni, sembra voler proteggere ancora la città. Luogo di pellegrinaggio del mondo cristiano, dominata dalle figure di San Francesco e Santa Chiara, la città è un importantissimo polo artistico e culturale, oltre che religioso, dove ogni anno confluiscono pellegrini e turisti da tutte le parti del mondo.

Camminando per le sue strade lastricate in pietra, come le mura delle abitazioni, realizzate in pietra bianca e rossa del monte Subasio, in un susseguirsi ininterrotto di salite e discese, di paesaggi incantati costituiti da panorami improvvisi, che si aprono dalle viuzze sulla vallata, anche il visitatore più scettico avverte che San Francesco non poteva che nascere ad Assisi.

Alla Basilica di San Francesco vi si accede da Piazza Inferiore San Francesco, una grande e suggestiva piazza circondata da bassi portici del XV sec.. Questo grandioso ed imponente edificio, iniziato nel 1228, due anni dopo la morte del Santo, e concluso nel 1230 (anno in cui ne fu traslata la salma), è annoverato tra i luoghi santi più celebri della cristianità. Interessata dal sisma del 1997, che ha colpito una piccola parte dell’Umbria, ha subito danni che per fortuna non sono risultati irreparabili, tranne che per un tratto di affreschi delle volte della Basilica Superiore.

La Basilica è costituita dalla sovrapposizione di due chiese: l’Inferiore e la Superiore accanto alle quali sorge un grande campanile romanico alleggerito con trifore, bifore e grandi arcate. Il progetto della basilica si ritiene essere opera di Frate Elia, assunto a vicario generale dell’Ordine Francescano dopo la morte di San Francesco. Alla Basilica Inferiore si accede attraverso un portale gemello gotico, sormontato da tre rosoni, sempre in stile gotico, e da un portico costruito nel XV sec.. L’interno della Basilica, ad una sola navata, divisa in cinque campate, immerso nella penombra, con le sue volte azzurre costellate di stelle, riporta subito alla mente il misticismo dei solitari luoghi in cui il Santo si ritirava a meditare. Nella campata d’ingresso affrescata da Sermei e Martelli a sinistra si apre la cappella di San Sebastiano con affreschi del ’600, opera di G. Martelli; sulla destra due sepolcri gotici ed una tribuna. Superando la cappella di Sant’Antonio Abate, per una porta a destra si accede ad un piccolo chiostro e successivamente alla cappella di Santa Caterina, che custodisce affreschi con “episodi della vita della Sonta”, opera di Andrea da Bologna. La navata, invece, è impreziosita da numerosi affreschi del ’200 opera del Maestro di San Francesco, molti dei quali sono stati distrutti dall’apertura di archi di accesso alla cappella. A metà della navata, due scalette conducono alla Cripta ove sono custodite in un’urna di pietra le spoglie del Santo. Molto belle le vetrate del XIII e XIV sec. che arricchiscono le numerose cappelle della fine del XIII sec.: a destra la cappella di Santo Stefano, con affreschi cinquecenteschi di Dono Doni; poi la cappella di S. Antonio da Padova, con opere del Sermei; quella della Maddalena con affreschi di Giotto e del Maestro delle Vele; la cappella di San Martino con affreschi di Simone Martini degli inizi del XIV sec.. Avanzando verso il presbiterio l’attenzione si sposta sull’elegante altare maggiore del XIII sec., e sulle vele della volta che presentano affreschi di scuola giottesca raffiguranti le virtù francescane (castità, povertà, obbedienza) ed il “Trionfo di S. Francesco”. Nel braccio destro del transetto decorato con le “Storie dell’infanzia di Cristo” di scuola giottesca è da ammirare una tra le opere più belle di Cimabue: “Madonna in Trono col Bambino, quattro angeli e S. Francesco”; ed i “Cinque Santi”, opera attribuita a Simone Martini.

La Cappella di S. Nicola, che si apre alla testata del transetto custodisce affreschi di scuola giottesca ed il sepolcro gotico di Giovanni Orsini. Il transetto di sinistra è stato decorato da Pietro Lorenzetti e dai suoi allievi, gli affreschi riproducenti “Episodi della Passione” e la famosa “Modonna dei Tramonti”, opere queste che esaltano le indiscusse doti di questo grande artista. Da una scalinata, che parte da una terrazza con vista sul quattrocentesco Chiostro Grande, saliamo alla Basilica Superiore, interamente affrescata tra il XIII e il XIV secolo dai più grandi artisti dell’epoca: da Cimabue a Giotto, da Pietro Cavallini a lacopo Torriti.

Al contrario della Basilica Inferiore, qui l’interno ad un’unica navata, con transetto ed abside poIigonale, si presenta luminoso, “solare”, proponendoci l’altro volto di Francesco, quello dell’amore per la vita e la natura, il Francesco del “Cantico delle Creature”. Opere di Cimabue e dei suoi allievi sono gli affreschi sulle pareti dell’abside e del transetto (“Storie di S. Pietro”, “L’Apocolisse”, “La Crocefissione” ed i “Fatti della vita di Maria”), sulla crociera posta sull’altare maggiore (gli “Evangelisti”); tradizionalmente attribuito a Giotto eIo splendido ciclo di affreschi che percorre tutta la navata (partendo dall’altare) raffiguranti, in ventotto riquadri, gli “episodi dello vita di San Francesco”, il cui vigore interpretativo colloca questi affreschi tra i più alti capolavori dell’arte occidentale. La parte superiore delle pareti della navata, aperte da vetrate del XIII sec., e affrescata da trentaquattro riquadri raffiguranti “Storie del Nuovo e del Vecchio Testamento”, eseguiti nel XIII sec., da Jacopo Torriti, Filippo Resuti e da un giovane Giotto nelle vesti di allievo di Cimabue. Molto interessante è anche il coro ligneo del 1491-1502, realizzato da Domenico Indivini. Merita una visita il Museo del Tesoro (all’interno della basilica) che conserva preziosi arredi sacri, codici miniati e pitture di graudi maestri donati al Sacro Convento.

Da vedere anche l’annessa Collezione Perkins, con pitture su tavola del XIV-XV sec. di scuola senese-fiorentina. Lasciando alle spalle la bella facciata gotica della Basilica Superiore, caratterizzata da un grande rosone e da un portale gemello, ci inoltriamo nella città medioevale, percorrendo via San Francesco fino ad arrivare alla piazza del Comune tre metri sotto la quale si può percorrere il Foro Romano a cui si accede attraverso la cripta di S. Nicolò ed il museo Civico.

In Piazza del Comune, sul lato settentrionale sorgono: il Palazzo del Capitano del Popolo del sec. XIII, affiancato dalla bella Torre del Popolo iniziata nel secondo decennio del 1200 ed ultimata nel 1305 e, sulla quale, nel 1926 fu collocata la Campana delle laudi. Il Tempio di Minerva, attiguo alla Torre del Popolo, è una superba testimonianza di edificio templare del I sec. a.C. riconvertito poi, nel XVI sec., in quella che è la chiesa di S. Maria sopra Minerva, sul lato meridionale della piazza vi è il Palazzo dei Priori, composto da quattro corpi di fabbrica di epoche diverse costruito tra il XIII e il XV sec., oggi sede del Comune e della Pinacoteca Comunale.

Percorrendo via S. Rufino aggiungiamo la Piazza omonima ove sorge la Cattedrale, dedicata a San Rufino vescovo, mairtirizzato nel III sec.. La bellissima facciata romanica presenta tre portali che corrispondono alle tre navate interne, tre splendidi rosoni, posti in simmetria con i portali ed un timpano triangolare con un grande arco gotico costruito verso la fine del Duecento.

A Fianco si eleva un massiccio campanile in pietra, edificato sui resti di una cisterna romana, ornato di bifore ed archi ciechi. L’interno, come detto, è a tre navate ed è stato restaurato nl XVI sec.. Entrando sulla navata di destra di trova l’antica fonte battesimale, dove furono battezzati San Francesco, Santa Chiara, S. Agnese, S. Gabriele dell’Addolorata, e, nel 1197, il futuro imperatore Federico Il di Svevia. Nell’abside è collocato invece uno splendido coro ligneo intagliato nel XVI sec., opera di Giovanni di Pier Jacopo da San Severino e nella cripta, posta sotto la facciata della Cattedrale, un sarcofago romano. Annesso alla chiesa vi è il Museo Capitolaredi cui parleremo in seguito.

Sulla piazza di S. Rufino da notare a destra anche un palazzo medioevale, ritenuto la casa paterna di S. Chiara. Raggiungendo Piazza Santa Chiara ci troviamo di fronte la Basilica di Santa Chiara, notevole esempio di architettura gotica italiana del XIII sec.. Iniziata nel 1257 e consacrata nel 1265, fu edificata su probabile progetto di Filippo da Campello.

L’esterno è caratterizzato da tre grandi archi del XIV sec. poggianti sulla fiancata sinistra, da una semplice facciata con un portale a tutto sesto affiancato da due leoni e sovrastato da uno splendido rosone e da uno slanciato campanile con cuspide. L’interno, ad una navata, conserva nell’abside una “Croce”, dipinta su tavola, della scuola di Giunta Pisano; nel transetto sinistro, un dipinto del XIV sec., raffigurante un presepe, di scuola umbro-senese, e nel transetto destro una tavola del Maestro di Santa Chiara, raffigurante Santa Chiara e otto sequenze della sua vita. Scendendo nella cripta del XIX sec. in un’urna di vetro, sono custoditi i resti mortali della Santa. Nella navata di destra, una porta ci conduce all’annessa cappella di San Giorgio, restaurata pochi anni fa, dove sono custoditi: le reliquie di San Francesco e Santa Chiara e il Crocefisso che, secondo la tradizione avrebbe parlato a San Francesco nella chiesa di San Damiano; la Cappella del Sacramento, conserva affreschi di scuola giottesca e senese del XIII e XIV sec.. L’imponente edificio che affianca la Basilica è il Protomonastero delle Clarisse. Concludiamo il nostro giro dentro Assisi con una visita alla chiesa di San Pietro, elegante edificio dei XIII sec. in stile romanico. La chiesa, edificata su un preesistente udificio di culto, presenta una bella facciata con tre portali (quello centrale più grande) con tre stupendi rosoni posti nella verticale dei portali ed un elegante campanile posto in prossimità dell’abside; l’interno, a tre navate con presbiterio rialzato, custodisce affreschi del XIV sec..

Assisi è dominata dall’imponente Rocca Maggiore raggiungibile daPorta Perlici (vicino i resti dell’Anfiteatro romano) e dalle cui mura si gode un bellissimo panorama a trecentosessanta gradi sulla Valle Umbra. Costruita ancor prima della conquista longobarda, la Rocca ospitò per diversi anni Federico II di Svevia e il duca Corrado di Lutzen, suo precettore, ma nel 1198 una sommossa pepolare cacciò il duca e demolì la Rocca. Ricostruita nel 1367 per volere del Legato Pontificio cardinale Egidio Albornoz, fu ulteriormente fortificata su progetto di Ugolino di Montemarte. In seguito I pontefici, Pio Il e Paolo III ampliarono le fortificazioni della Rocca Minore che un tempo era collegata, attraverso stretti passaggi, alla Rocca Maggiore.

Da vedere nei dintorni

Uscendo da Assisi, direzione Monte Subasio, dopo quattro chilometri si giunge all’Eremo delle Carceri.Posto tra una fittissima vegetazione in posizione panoramica alle falde de Monte Subasio, in un ancestrale silenzio interrotto solo dal cinguettio degli uccelli, è uno dei luoghi francescani per eccellenza, dove si può cogliere il “senso” della predicazione del Santo. L’Eremo all’inizio era un piccolo oratorio ceduto dai frati Benedettini a San Francesco. Il convento sorse presso la grotta dove S. Francesco si ritirava a pregare e meditare e, nel XV sec., fu ampliato con la costruzione della chiesa.

Qui l’antico elce che ricorda la “predica agli uccelli”; qui la “Buca del diavolo”,che ricorda le tentazioni; qui la “Grotta del Santo” e numerose grotte degli eremiti; qui ancora si avverte la forte presenza del “Poverello di Assisi”. Scendendo dal Monte Subasio e costeggiando Assisi in direzione della pianura, prima di uscire da Assisi, sulla sinistra troviamo le indicazioni che ci conducono al Santuario di San Damiano. Immersa nel verde su una terrazza naturale, che consente una vista stupenda sulla Valle Umbra e sui monti che la coronano, l’antica chiesa fu ricostruita nel 1207 da San Francesco in base a quanto ordinatogli dal Crocefisso (ora custodito come già detto nella chiesa di Santa Chiara) che, secondo la tradizione, così gli parlò: “Và Francesco e ripara lamia casa che crolla”. Il santuario, restaurato di recente, fu anche il luogo che ospitò Santa Chiara e le sue prime seguaci e dove la Santa morì. Qui San Francesco compose quel meraviglioso inno alla vita qual è il “Cantico delle Creature”. Da vedere, tra le altre bellezze, all’interno del Santuario, il giardinetto e l’oratono di Santa Chiara; la Cappella di San Girolamo, con affreschi di Tiberio D’Assisi; il chiostro, l’antico refettorio, la chiesetta con affreschi del XIV sec. e un Crocefisso ligneo del Seiceinto, opera di Fra’ Innocenzo da Palermo.

Scendendo in pianura ci accoglie la gigantesca Basilica di Santa Maria degli Angeli,posta nella frazione omonima. Costruita nel 1569 su progetto di Galeazzo Alessi, la basilica fu ultimata nel 1679 e riparata nel 1832. L’esterno è caratterizzato da una bellissima cupola, da un’imponente statua dorata della Vergine e da pregevoli motivi architettonici barocchi. L’interno, a tre navate, costellate da numerose cappelle barocche dove sono custodite tele del Pomarancio, Sermei, Appiani e altri artisti, converge su quello che è il “gioiello” della Basilica: la Porziuncola. La costruzione che si fa risalire al IV sec., dominata dall’imponente cupola della basilica, fu restaurata da San Francesco che accolse qui la prima comunità religiosa formatasi al “Tugurio” di Rivotorto e, sempre in questo luogo, Chiara degli Scifi decise nel 1211 di seguire l’esempio di Francesco. La volta gotica, che sormonta la Porziuncola, è opera di Francesco e presenta affreschi del XIV-XV sec.. La facciata invece è decorata da un affresco di jhoann Friedrich Overbek di Lubecca, del 1829. Nell’interno, uno splendido polittico posto sull’altare, del 1393, di Ilario da Viterbo, raffigurante una “Annunciazione” ed episodi della vita di San Francesco.

A pochi metri dalla Porziuncola vi è la Cappella del Transito dove, il 3 ottobre del 1226, spirò San Francesco. Al suo interno sono conservati affreschi del XVI sec. dello Spagna ed una ceramica di Andrea della Robbia. Sempre all’interno della basilica di Santa Maria degli Angeli sono da vedere in un breve tragitto (seguire le indicazioni che portano nei pressi della Sagrestia), il Roseto Miracoloso (dove secondo la tradizione sorgevano dei rovi che, toccati da San Francesco, si trasformarono in rose senza spine che tutt’ora qui fioriscono); la Cappella delle Rose, con affreschi di Tiberio D’Assisi; il Convento, al cui interno vi è il Museo Etnografico Universale.

Economia

Il turismo in generale e quello religioso, in particolare, sono i punti forti dell’economia assisiana, che vanta anche una buona tradizione commerciale ed artigianale. Una fitta ed attiva rete di attrezzature ricettive è in grado di garantire un soggiorno adeguato alle centinaia di migliaia di turisti che ogni anno convergono ad Assisi per ammirare le numerose opere artistiche, sia per visitare i luoghi di San Francesco e Santa Chiara, sia perché attratti dalle bellezze naturali o dalle numerosissime manifestazioni che caratterizzano la vita della cittadina. Nelle caratteristiche stradine del centro storico si possono acquistare i tipici prodotti dell’artigianato locale: ferro battuto, lavori in legno, in rame, ricami realizzati con il caratteristico “punto di Assisi”, vetrate artistiche, oreficeria, cestini e borse.

…a proposito delle attività alberghiere e ricettive in Assisi è doveroso l’inserimento di uno stralcio di una memoria scritta dal Sig. Gian Paolo Brama:

Ringrazio la città di Assisi che ha saputo accogliermi durante il periodo dei miei studi risalente alla metà degli anni ottanta.

Ringrazio la cittadinanza e soprattutto ringrazio il Convitto Nazionale Principe di Napoli e l’istituto Professionale Alberghiero di Stato ove mi sono diplomato con la specializzazione di “addetto ai servizi di sala-bar”.

Ringrazio i miei carissimi professori che, in quegli anni di scuola, hanno fatto le veci dei miei genitori, insegnandomi non solo la “professione”, ma anche e soprattutto migliorando la mia educazione, il mio sapermi porgere e il mio saper ascoltare.

Grazie a tutti voi:

  • Prof. ULDERICO FORTINI (maestro – chef)
  • Prof. ALBERTO DELLA VEDOVA (addetto ai servizi sala – bar)
  • Prof. LUIGI SENSI (lingua francese)
  • Prof.ssa GIULIANA BABINI ( cultura generale – storia – geografia)
  • Prof.ssa MARIOTTI (scienza dell’alimentazione)
  • Prof. PAOLO PANI (tecnica professionale alberghiera)
  • Prof. GIANFRANCO GAGLIARDONI (amministrazione – organizzazione tecnica aziendale, O.T.A.)
  • Ringrazio chi mi ha ospitato e cioè il CONVITTO NAZIONALE PRINCIPE di NAPOLI e chi, in questo, ha saputo darmi tanto come il suo Rettore, i Vice Rettori Sig. Anchino e Sig. Pace, gli istitutori Sig.ri Armentano, Meneghini, Nizzi e Cosentini…e tutti gli operatori.
  • Tutto devo al Signor LUCIANO CARLONI che ha reso possibile questo sogno!
  • Grazie a tutti!